Caldaie a Pellet e Stufe a Pellet Merate Brianza e Lecco
La Stufa a pellet è un prodotto simile alla stufa a legna, adibita al riscaldamento di ogni tipo di ambiente, che utilizza come combustibile solido il pellet. In generale possiede un’efficienza di riscaldamento superiore al camino standard in quanto possiede una superficie maggiore esposta al contatto con l’aria dell’ambiente da riscaldare riscaldandolo direttamente per convenzione oltre che per irraggiamento. È considerato un prodotto ecologico poiché per ottenere il pellet vengono di norma utilizzati gli scarti di lavorazione del legno (segature, ecc.). In altri termini non è quindi necessario l’abbattimento di nuovi alberi per la produzione del pellet.
La stufa è un apparecchio di ghisa, ceramica, acciaio o altro materiale usato per il riscaldamento degli ambienti domestici. Ne esistono moltissimi modelli, nei quali vengono utilizzati vari tipi di combustibile per alimentare la fiamma.
La struttura è simile ad una stufa tradizionale ed ha un vano o serbatoio, di solito con carica dall’alto, che contiene il pellet da bruciare. Esso può avere una capienza che parte da quindici e può arrivare fino a sessanta o piu chilogrammi a seconda del modello di stufa. All’interno vi è una vite infinita o coclea che trascina il pellet dal serbatoio all’interno del braciere dove il combustibile viene bruciato grazie alla presenza di una resistenza elettrica che, diventando incandescente nella fase di avvio, innesca la fiamma.
.Le differenze principali rispetto alla stufa a legna sono le seguenti:
necessita di un collegamento alla rete elettrica come un comune elettrodomestico;
funziona in maniera automatica, accendendosi tramite una resistenza elettrica ed ha una autonomia di funzionamento in base alla capacità del proprio serbatoio di pellet;
ha una canna fumaria di misure più ridotte (diametro da 80 mm a 100 mm);
funziona a tiraggio forzato cioè una ventola situata all’interno della stufa provvede ad estrarre verso la canna fumaria i fumi o residui di combustione prodotti dalla combustione stessa.
è un prodotto molto più pulito poiché elimina la necessità di trasferire il combustibile dalla legnaia all’abitazione e perché, se installata correttamente, non ha fuoriuscite di fumo all’interno dell’ambiente di utilizzo in quanto lavora in depressione. Sono ora in produzione anche delle stufe a pellet completamente ermetiche rispetto all’ambiente di installazione: prelevano l’aria direttamente dall’esterno e non dal locale dove sono situate, ideali dunque nelle moderne case passive dove è fondamentale l’isolamento termico verso l’ambiente esterno.
Il calore prodotto viene diffuso nell’ambiente sia per convenzione naturale che ad aria forzata tramite una o più ventole che contribuiscono a distribuire l’aria calda negli ambienti attigui. In alcuni modelli è anche possibile incanalare l’aria calda in piccole condotte e posizionare una o più bocchette per canalizzare il calore in altri vani. I modelli più recenti sono dotati di un cronotermostato che permette di programmare orari di accensione e spegnimento in automatico, la velocità della ventola per l’aria calda forzata ed i gradi di temperatura desiderati. Il calore prodotto è misurato in kilowattoral (kWh) (un kilowattora corrisponde a 866,66 kcalll o 3,6MJ). La potenza di ogni singolo modello (misurata in kilowatt) è commisurata in base alla dimensione della stufa, alla quantità di pellet bruciato, alla regolazione impostata dall’utente. Anche il tipo di pellet utilizzato può incidere sulla resa calorica della stufa.
Lo scarico dei fumi derivanti dalla combustione avviene tramite un tubo di diametro variabile anch’esso a seconda del modello, da 8 a 10 cm di diametro. La tubazione deve essere in materiale resistente alle temperature di esercizio, agli acidi e alle eventuali condense prodotte dalla combustione, in Italia secondo le norme UNI si prescrive l’acciaio AISI 316.
La stufa necessita di una pulizia ordinaria del braciere e del cassetto cenere (se presente) da effettuare con più o meno frequenza a seconda dell’utilizzo in termini di tempi di funzionamento e di potenza impostata e del tipo di pellet impiegato; inoltre va pulita in modo più approfondito almeno una volta all’anno, ma anche più spesso in base al modello ed all’utilizzo. Potrebbe essere necessario l’intervento di un tecnico per questa operazione.
Esistono stufe a pellet ricoperte di ceramica o rivestite in acciaio. La ceramica non scotta e mantiene a lungo il calore, mentre l’acciaio può raggiungere temperature elevate ma si raffredda molto più in fretta. Esistono altresì modelli di stufe a pellet dedicati al riscaldamento dell’acqua per i radiatori. In tali prodotti sono presenti all’interno scambiatore di calore in cui è presente l’acqua che una volta riscaldata circolerà nell’impianto dei termosifoni. È inoltre possibile far coesistere questo tipo di stufa ed un’altra fonte di calore (es. una calderina a gas) in modo che funzionino alternativamente.
I pellets sono cilindretti di legno pressato, prodotti a partire da residui di segatura e lavorazione del legno (trucioli e segatura), in genere prodotti da segherie e falegnamerie.
La materia prima è anticipatamente selezionata, essiccata e pulita dalle impurità, per ottenerne una qualità costante, con un’umidità residua ben determinata (circa 15%); la preparazione prevede inoltre una selezione di specie di legno più tenere (abeti, conifere) ed una certa omogeneità qualitativa e dimensionale; la maggior accuratezza di questa preparazione si traduce in una miglior qualità del prodotto finito e in minor consumo di energia per la produzione.
Per la produzione di una tonnellata di pellet occorrono dai sei agli otto metri cubi di trucioli e segatura. Dopo la preparazione della materia prima, il materiale è immesso nelle presse tramite un trasportatore a coclea.
La pressa con un sistema di cilindri comprime il materiale, e lo fa passare attraverso i fori di una trafila, che lo riduce in lunghi spaghetti caldi, poi tagliati alla lunghezza desiderata (6–8 mm) e raffreddati nell’ambiente (aria).
La pressatura agisce sulla materia prima, trasformando la lignina in collante che riveste le fibre di cellulosa.
Per conferire al materiale una certa resistenza all’abrasione si usa aggiungere sostanze naturali (amido e farina) che facilitano anche la pressatura, in ragione di un massimo normato del 2%; agli effetti pratici si usa un’aggiunta di non più del 0,5%. La normativa prescrive inoltre che le polveri del prodotto non superino l’1%, perciò, prima dello stoccaggio, si setaccia il prodotto eliminando polveri e altri resti.